I primi germogli del mio Fausto Coppi mi nacquero dentro nello stesso istante in cui lui moriva.
Era il 2 gennaio del '60, avevo 4 anni, mia madre tante volte mi ricordò quella mattina in cui entrai in casa trafelato.
"Mamma, il babbo già in cortile sta parlando di un signore molto importante che è morto improvvisamente questa mattina, si chiama Fausto Coppi".
Sin dalla nascita sono stato allevato a pane e ciclismo, grazie alla passione che mio padre nutriva per questo sport e per il Campionissimo in particolare. Quando a 14 anni mio nonno mi regalò la prima Legnano da corsa toccai il cielo con un dito. Credo che altrettanto sia successo a mio padre, quando pochi mesi dopo mi schierai al via della prima gara.
La mia avventura agonistica terminò nel 1974, mio padre morì nel '77: a soli 21 anni il primo atto della mia vita si era concluso. Crescendo, diverse volte ho ingenuamente cercato di far rivivere quegli anni, l'ultima delle quali nel romanzo, "La stagione dei bachi da seta", pubblicato nel 2008.
Non persuaso oggi sono qui a riprovarci, con un testo che è diventato opera teatrale.
Ogni volta che si aprirà il sipario farò fatica e trattenere le lacrime, ma questa è la vita.
Albe Ros